Una consultazione approfondita del materiale legislativo rivela che la legislazione è meno restrittiva in realtà di quanto si possa pensare, in quanto non ho trovato un punto in cui venga richiesta l’autorizzazione scritta dai 14 ai 17 anni e non prevede il divieto assoluto sotto il 16 anni.
L’Italia ha assunto una posizione particolarmente rigida riguardo all’uso di ChatGPT da parte dei minori, riflettendo le crescenti preoccupazioni globali sulla privacy e la sicurezza dei dati, soprattutto per gli utenti più giovani. La normativa italiana, allineata con il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea, si focalizza sulla protezione dei dati personali dei minori.
Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha stabilito che l’uso di ChatGPT è vietato ai minori di 18 anni, con due eccezioni principali: i giovani tra i 14 e i 17 anni possono utilizzare il servizio solo confermando di avere informato e avuto il consenso di un genitore o tutore legale, mentre per i minori di 14 anni occorre il consenso scritto. cfr: https://www.orizzontescuola.it/chatgpt-in-italia-vietata-agli-under-13-fino-ai-17-anni-serve-il-consenso-dei-genitori/
Le ragioni alla base di queste restrizioni sono due. Primo, il Garante ha riscontrato l’assenza di una base legale adeguata da parte di OpenAI, la società che sviluppa ChatGPT, per raccogliere e trattare i dati personali degli utenti italiani. Secondo, non esistevano meccanismi efficaci per verificare l’età degli utenti, aumentando il rischio di esposizione dei minori a contenuti non appropriati.
Questa decisione ha generato un ampio dibattito sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale e sulla necessità di bilanciare innovazione tecnologica e protezione dei diritti individuali, specialmente quelli dei giovani.
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